Il
prossimo 22 e il 23 novembre si svolgerà, a Lecce, un convegno sul tema
dell’inclusione, esclusione e diseguaglianze sociali che investono i gruppi
rom, organizzato dall’International Centre of Interdisciplinary Studieson
Migrations e dal Dipartimento di Storia, Società e Studi sull’Uomo
dell'Università del Salento.
Il
convegno sarà dedicato alla riflessione sugli effetti innescati dalle
politiche, dagli interventi pubblici (e non pubblici) e dai processi socio
economici sulle dinamiche di inclusione/esclusione dei gruppi rom. A tal fine,
il comitato scientifico ed organizzativo del convegno ha individuato studiosi, esperti e attivisti –
rom e non rom – che sul tema conducono da anni
lavori di fondamentale importanza per il dibattito pubblico e scientifico, e
rappresentanti istituzionali. Di particolare
interesse gli interventi di operatori culturali e artisti, tra cui quello di
Claudio Cavallo Giannotti, fondatore del gruppo musicale Original Mascarimirì, discendente di un’antica famiglia rom e coautore
del film Gitanistan - Lo Stato immaginario delle famiglie rom salentine, che ha saputo declinare inedite narrazioni raccontando
come, sul territorio della provincia di Lecce, si sono storicamente articolati
i processi di interazione tra famiglie rom e famiglie non rom. Sebbene,
infatti, in vari ambiti prevalga una
visione che essenzializza e reifica l’immagine dei gruppi rom secondo un
copione culturale che ascrive caratteristiche quasi fisse e immutabili ad una
presunta cultura rom, la storia dei diversi gruppi rom è una storia
profondamente connessa con quella dei luoghi in cui hanno vissuto, ed è una
storia di reciproca influenza e interazione, una storia che ha preso direzioni
diverse (persecuzione, esclusione, assimilazione, scambio), proprio a seconda
della diversità dei contesti e delle politiche e degli interventi (pubblici e
non) in quei contesti adottati.
La
notizia del Convegno ha suscitato molto interesse ed entusiasmo, tuttavia ha
anche innescato una serie di violenti attacchi e accuse
diffamatorie nei confronti degli organizzatori e dei partecipanti al convegno
ad opera di Santino Spinelli, musicista e membro di alcune associazioni rom. Secondo
le dichiarazioni di Spinelli, il Convegno sarebbe stato organizzato con i
metodi che hanno portato al sistema di “Mafia Capitale”. Dopo queste accuse, si
è passati alla diffusione di una lettera aperta, a firma di alcune associazioni
rom, che lamenta la mancata presenza della “voce dei gruppi rom”. Cosa non
corretta, a meno che, nella concezione dei firmatari, per partecipazione dei
rom, o “voce dei gruppi rom” non si intenda esclusivamente la partecipazione
alla sfera pubblica delle realtà e delle persone che sottoscrivono la lettera. La
lettera, tra le altre cose, si apre con una (presunta) frase di Gandhi, e ci
rammarica constare che nessuno ha detto pubblicamente una sola parola sulla
violenza e sulla gravità delle parole di Spinelli.
In
realtà, il focus del Convegno non è dedicato al complesso mondo rom, né alle
rappresentazioni culturali o alle possibili forme di partecipazione e
rappresentanza, ma alla riflessione sugli effetti innescati dalle politiche,
dagli interventi pubblici (e non pubblici) e dai processi socio economici sulle
dinamiche di inclusione/esclusione dei gruppi rom.
La violenza verbale sviluppatesi dopo la
diffusione della notizia del Convegno, e la successiva presa di posizione di
alcune associazioni rom, consente comunque di riproporre un vecchio, irrisolto
e consolidato tema negli studi sulla partecipazione delle minoranze alla sfera
pubblica: Chi parla a nome di chi? Quale
soggetto ha più titolo di parlare rispetto ad un altro? Solo i rom possono
parlare di “questioni rom”? E se si, quali rom sono legittimati a farlo? Un
vecchio dibattito, quello se la conoscenza debba privilegiare forme di sapere insider o outsider. Essere membri di un gruppo o di una
categoria o essere estranei ad essi, ha conseguenze sul piano delle possibilità
di conoscenza? Esistono posizioni sociali che si traducono direttamente in
prospettive intellettuali predeterminate? L’interazione che ha luogo tra gruppi
e/o categorie diverse, e la possibilità di capire sé stessi e gli altri, è tale
da condizionare il sapere in modo sostantivo?
A
questo punto, tali domande – e qualche risposta - troveranno sicuramente spazio
anche nel Convegno di Lecce. Così come ci si augura che in seguito su queste
questioni si possano trovare, con i firmatari della lettera aperta, il modo e
le sedi per un confronto civile e sereno. Con loro e con chiunque altro abbia
interesse a riflettere su partecipazione, rappresentanza, dinamiche politiche e
processi di empowerment, anche e soprattutto all’interno delle comunità rom
oggi in Italia.
International Centre of Interdisciplinary Studies on
Migrations – Università del Salento
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