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sabato 13 giugno 2020

Morire di razzismo in Italia. È successo nuovamente ieri




A Borgo Mezzanone (Fg) attualmente vivono circa 1500 persone. Vivono in baraccopoli più o meno contigue ai luoghi istituzionali (CARA) in cui il nostro paese ha deciso di organizzare la prima (indegna) accoglienza di chi è costretto alla migrazione dalla ferocia dell’economia e dalle guerre.

A Borgo Mezzanone vivono molte delle persone divenute invisibili a causa dell’ignobile decreto sicurezza bis che, nonostante i proclami, è ancora una legge dello stato italiano che offende la dignità e oltraggia la stessa vita umana.

A Borgo Mezzanone, la quasi totalità di chi vive nel CARA e nei “ghetti” è costretto, da un meccanismo perverso alla cui esistenza concorre la legislazione italiana ed europea in materia di migrazione e asilo (leggasi trattato di Dublino e sistema di accoglienza italiano), a forme di sfruttamento lavorativo feroce che produce un quota consistente del nostro PIL nazionale (l’Italia è il secondo produttore al mondo di pomodoro da trasformazione e la provincia di Foggia concentrare quasi l’80% della produzione italiana di pomodoro da trasformazione).  

A Borgo Mezzanone vivono tante persone che non potranno regolarizzare la propria posizione giuridica e aspirare a vivere una vita migliore perché il provvedimento da poco varato che avrebbe dovuto permettere ciò è pessimo, un provvedimento non pensato per i diritti delle persone ma per garantire i profitti.

A Borgo Mezzanone, ieri è morto Mohammed Ben Ali, aveva 37 anni.

A Borgo Mezzanone, il 4 febbraio 2020 è morta una donna di circa 30 anni.

A Borgo Mezzanone, il 26 aprile 2019 è morto Samara Saho, aveva circa 26 anni.

A Borgo Mezzanone, il 6 novembre 2018 è morto Bakary Secka, la sua data di nascita non era conosciuta, ma aveva sicuramente meno di 30 anni.

A Borgo Mezzanone, il 9 dicembre 2016 è morto Ivan Miecoganuchev, aveva 20 anni.

Le cronache dei giornali, nella quasi totalità dei casi, ci hanno detto che Mohammed Ben Ali, Samara Saho, Bakary Secka, Ivan Miecoganuchev, la donna di cui non conosciamo nemmeno il nome, sono morti a causa dei roghi e degli incendi scoppiatiti. È una parte di verità, l’altra parte, quella di cui non si parla, quella che non trova spazio nelle cronache dei giornali, quella che non si vuole ammettere e che un movimento forte e varieggiato sta finalmente portando al centro del dibattito pubblico anche nel nostro paese, è che queste persone sono morte a causa del razzismo istituzionale e sociale che attraversa e soffoca il nostro paese.  

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