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domenica 30 settembre 2018

Sguardi eretici contro il muro della paura



di Antonio Ciniero



Recensione al libro curato da Gennaro Avallone Il sistema di accoglienza in Italia. Esperienze, resistenze, segregazione (Orthotes Editrice, pp. 218, euro 17) già pubblicata ne Il Manifesto

È almeno dal 2011, a seguito della guerra in Libia, che in Italia, e più in generale in Europa, è diventato quasi impossibile per i cittadini stranieri entrare in condizione di regolarità, se non in pochi casi.
DA QUELL’ANNO, l’Ue nel suo complesso e i singoli stati membri, più o meno esplicitamente, hanno cercato in ogni modo di bloccare gli ingressi sul proprio territorio attivando a tal scopo una serie di dispositivi che vanno dagli accordi sottoscritti con il governo di Erdogan in Turchia e di al-Sarraj in Libia all’istituzione degli hotspot, dai muri con il filo spinato alla proliferazione di campi profughi che sono nati nel cuore dell’Europa, come Idomeni fino a qualche tempo fa, o più recentemente Salonicco o Calais, passando per le periferie e le campagne delle città europee. Si tratta di dispositivi che minano il diritto alla mobilità, soprattutto di chi non ha in tasca il passaporto di un paese che conta o soldi «per comprare» un visto.
L’ATTUALE SISTEMA di accoglienza italiano, così pieno di contraddizioni e oggi così criticato da più parti, si è consolidato durante la cosiddetta «emergenza nord Africa», quando era ministro dell’Interno Roberto Maroni della Lega Nord, e ha ricevuto conferme dai successivi governi di centro-sinistra. Si tratta di contraddizioni strutturali, che non riguardano solo i casi eclatanti di mala accoglienza più volte denunciati negli ultimi anni, ma più che altro il sottile, ambiguo, filo di separazione fra dimensione formale e informale, legalità e illegalità, inclusione ed esclusione, che caratterizza i luoghi e i modi di questa accoglienza.

sabato 8 settembre 2018

Cosa prevede la bozza del decreto Salvini?




di Antonio Ciniero

Inizia a circolare la bozza del cosiddetto decretoSalvini, se verrà approvato così come è in bozza creerà maggiore irregolarità, esclusione e ricchi affari per carcerieri e chi con i carcerieri collabora in nome del profitto fatto sulla pelle delle persone, basta leggere anche solo i primi 2 articoli per rendersene conto.


Art. I  Abrogazione del pds per motivi umanitari

Il rilascio del pds per motivi umanitari in mancanza dei requisiti per accedere al diritto di asilo è sì una stortura, ma è conseguenza dettata dall’assenza a monte di strumenti che permettano l’ingresso e la libertà di movimento in Italia (e in Europa) per motivi diversi da quelli politici. Dichiararsi perseguitato politico è l’unica possibilità per sperare di accedere ad uno status regolare. Questo giochetto, impedire gli ingressi in condizione di regolarità restringendoli ai soli “migranti politici”, e di conseguenza costringere tutti i soggetti che entrano in Itala ad inserirsi all’interno di un sistema di accoglienza del quale in moltissimi farebbero volentieri a meno, ha creato le storture che da 7 anni, da più parti, si stanno denunciando.

Se si vuole ridurre l’irregolarità non va eliminato il pds per motivi umanitari, semplicemente devono essere previsti modalità di ingresso in condizione di regolarità che diano a tutti la possibilità di spostarsi liberamente in Europa, tra l’altro in questo modo si farebbe anche venire fuori l’ipocrisia dell’UE sul tema delle migrazioni e della libertà di movimento dei migranti senza sequestrare delle persone su una nave per gironi dopo che sono state tratte in salvo dal mare e dopo aver subito violenze inumane nei lager libici.

Se verrà abrogato il pds per motivi umanitari aumenterà solo il numero degli irregolari, i quali, tra l’altro, non potranno essere espulsi, come pensa chi applaude ai provvedimenti propagandistici di questo governo, e siccome non potranno essere espulsi cosa pensa di fare il governo? Basta leggere l’art. 2 del decreto per trovare la risposta.


Art. 2 Prolungamento della durata del tempo di trattenimento nei centri di permanenza per il rimpatrio

Il trattenimento all’interno di questi centri di detenzione amministrativa, dove, è bene ribadirlo, si viene privati della libertà senza che si sia commesso un reato o che si sia pronunciato un giudice, verrà prolungato da 90 a 190 giorni.
Un cittadino straniero che non ha commesso alcun reato potrà quindi essere privato della libertà per oltre sei mesi! Naturalmente il trattenimento in questi centri ha un costo, per altro elevatissimo, che paghiamo con le nostre tasse e che incrementerà i profitti, il business dei gestori di questi centri (che sono quasi sempre gestititi da privato “sociale” anche se fatico a capire cosa abbia di sociale la privazione di libertà di chi non ha commesso alcun reato…) e delle imprese che con questi gestori collaborano.