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giovedì 20 giugno 2019

Se un ministro minaccia di sterilizzare una donna...

La violenza (non solo verbale) diviene sempre più un elemento strutturale dell'azione politica di questo esecutivo. Ieri, per la prima volta nella nostra storia repubblicana, un ministro della Repubblica ha addirittura minacciato di "mettere in condizione di non aver più figli" una donna accusata di furto. La minaccia di sterilizzazione forzata, da ieri, non è più solo un atto vergognoso della storia dei regimi totalitari nazifascisti, ma argomento politico legittimato da un ministro nel pieno delle sue funzioni.
Non si sottovalutino queste forme di violenza politica, non sono boutades di un leader populista perennemente in campagna elettorale impegnato solo a galvanizzare il suo elettorale, sono forme istituzionali di incitamento e legittimazione alla violenza.
L’aumento esponenziale delle aggressioni a sfondo razzista;
l’aumento esponenziale delle aggressioni ad opera di organizzazioni neofasciste;
i processi di criminalizzazione degli atti solidali;
le forme di repressione violenta del dissenso;
la creazione di capri espiatori su cui scaricare surrettiziamente le frustrazioni di segmenti significativi di popolazione non sono solo retaggio di un triste passato o potenziali pericoli per un futuro prossimo, sono manifestazioni dell’oggi, sottovalutate dai più, che stanno producendo effetti devastanti tanto sul piano sociale, quanto sul piano dei diritti.
Questo non è un processo irreversibile, possiamo fermali, sono deboli, sono una minoranza nella società.
Riprendiamoci i nostri spazi, continuiamo a lavorare per una società aperta, democratica, inclusiva ed egualitaria.

domenica 9 giugno 2019

Recensione a Pasta S., 2018, Razzismi 2.0. Analisi socio-educativa dell'odio online, Scholé-Morcelliana, Brescia


Questa recensione è stata pubblicata anche nel n. 1.2019 di Mondi Migranti 

di Antonio Ciniero



Razzismi 2.0. Analisi socio-educativa dell'odio online di Stefano Pasta, ricercatore presso il Centro di Ricerca sull’Educazione ai media dell’Informazione e alla Tecnologia (CREMIT) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, è un libro che si distingue per l'analisi rigorosa di un tema centrale nella dimensione pubblica e sociale contemporanea, le pratiche e gli atteggiamenti razzisti, che oggi conoscono forme inedite di diffusione tramite l'ambiente digitale, e, fatto abbastanza inconsueto per il panorama degli studi italiani, per l'approccio profondamente interdisciplinare che consente all’autore non solo di analizzare vecchi e odierni razzismi, le loro evoluzioni e trasformazioni nei nuovi contesti offerti dalla rete e dai social, ma anche di proporre percorsi educativi per contrastarne la diffusione e la capacità di far presa soprattutto sui nativi digitali, le cui pratiche di vita sono sempre più il risultato di continue, e non facilmente distinguibili, sovrapposizione tra ambiente di vita reale e ambiente di vita virtuale. È proprio questo approccio, non semplicemente sommativo, in cui convergono differenti prospettive di analisi, da quella sociologica e storica a quella pedagogica, fino alla media education, a permettere all’autore di restituire la complessità del rapporto fra i giovani e i nuovi media, ma anche di indagare in che modo avviene la diffusione dei razzismi e dei discorsi d’odio sulla rete. Un tema questo di fondamentale importanza anche per la stessa vita democratica dei paesi. Tanto l’azione politica, quanto i meccanismi di costruzione del consenso passano, infatti, sempre di più dai nuovi contesti digitali, così come i processi di legittimazione dell’azione politica contemporanea. Si pensi, giusto per fare un esempio tra più lampati, al caso italiano, al modo in cui è stato utilizzato da importanti rappresentanti istituzionali il racconto mediatico della gestione dei processi migratori, soprattutto quello fatto su Facebook tramite lo strumento della diretta, che in alcuni casi addirittura ha sostituito le conferenze stampa come strumento per informare l’opinione pubblica.