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domenica 9 giugno 2019

Recensione a Pasta S., 2018, Razzismi 2.0. Analisi socio-educativa dell'odio online, Scholé-Morcelliana, Brescia


Questa recensione è stata pubblicata anche nel n. 1.2019 di Mondi Migranti 

di Antonio Ciniero



Razzismi 2.0. Analisi socio-educativa dell'odio online di Stefano Pasta, ricercatore presso il Centro di Ricerca sull’Educazione ai media dell’Informazione e alla Tecnologia (CREMIT) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, è un libro che si distingue per l'analisi rigorosa di un tema centrale nella dimensione pubblica e sociale contemporanea, le pratiche e gli atteggiamenti razzisti, che oggi conoscono forme inedite di diffusione tramite l'ambiente digitale, e, fatto abbastanza inconsueto per il panorama degli studi italiani, per l'approccio profondamente interdisciplinare che consente all’autore non solo di analizzare vecchi e odierni razzismi, le loro evoluzioni e trasformazioni nei nuovi contesti offerti dalla rete e dai social, ma anche di proporre percorsi educativi per contrastarne la diffusione e la capacità di far presa soprattutto sui nativi digitali, le cui pratiche di vita sono sempre più il risultato di continue, e non facilmente distinguibili, sovrapposizione tra ambiente di vita reale e ambiente di vita virtuale. È proprio questo approccio, non semplicemente sommativo, in cui convergono differenti prospettive di analisi, da quella sociologica e storica a quella pedagogica, fino alla media education, a permettere all’autore di restituire la complessità del rapporto fra i giovani e i nuovi media, ma anche di indagare in che modo avviene la diffusione dei razzismi e dei discorsi d’odio sulla rete. Un tema questo di fondamentale importanza anche per la stessa vita democratica dei paesi. Tanto l’azione politica, quanto i meccanismi di costruzione del consenso passano, infatti, sempre di più dai nuovi contesti digitali, così come i processi di legittimazione dell’azione politica contemporanea. Si pensi, giusto per fare un esempio tra più lampati, al caso italiano, al modo in cui è stato utilizzato da importanti rappresentanti istituzionali il racconto mediatico della gestione dei processi migratori, soprattutto quello fatto su Facebook tramite lo strumento della diretta, che in alcuni casi addirittura ha sostituito le conferenze stampa come strumento per informare l’opinione pubblica.

Un'analisi, quella di Pasta, che non si limita a indagare le diverse forme del razzismo, a offrirne letture e interpretazioni, ripercorrendo in modo accurato la letteratura in materia, ma che punta anche a riflettere su quali siano oggi le ricadute in termini sociali di queste diverse forme di razzismo, in particolare quando le performance razziste hanno luogo in contesti sempre meno controllati dall’azione dei vecchi media e sempre più sottoposti al condizionamento dell’azione, per molti aspetti inedita, dei nuovi media digitali, in particolare dei social, dove la separazione tra razzismi espliciti e latenti non è mai netta e chiaramente identificabile.
Pasta mostra quanto i razzismi siano divenuti ormai chiavi interpretative della complessità della realtà sociale contemporanea. I razzismi si nutrono di pedagogie popolari: saperi condivisi, dati per scontati, ovvi, frutto cioè di un processo di costruzione sociale che non è neutro e benché meno naturale, ma il risultato di relazioni asimmetriche di potere che danno vita ad una definizione della situazione condivisa dai più. Un ovvio che ha sdoganato e rotto tabù fino a pochi anni fa impensabili, che legittima la possibilità di proclamarsi razzisti, un ovvio che oramai arriva a legittimare e rivendicare politicamente azioni e performance razziste.
È quest’ovvio, queste nuove pedagogie popolari, che il libro di Pasta mette in discussione, fornendo strumenti per farlo, sia sul piano dell’analisi, che su quello dell’azione, degli interventi educativi.
Un altro punto di interesse del libro, che rafforza la ricerca dell'autore sul piano teorico, è la presenza di dati avvalorati da un'indagine empirica, condotta sui nuovi media, in cui vengono analizzate e classificate - con un approccio mutuato dalla Grounded Theory - le pratiche razziste, i discorsi d’odio e le modalità con cui i nativi digitali divenuti “spettattori” interagiscono nell’arena virtuale pubblica.
L'analisi di Pasta ci ricorda che se è vero che i nuovi media accorciano le distanze, creano inediti spazi interelazionali, è altrettanto vero però che la vicinanza non diviene necessariamente condivisione e il contatto non si trasforma automaticamente in conoscenza. Al contrario, nello spazio dei social modellato dagli algoritmi che offrono solo selezionate porzioni di realtà virtuale, l’utente si ritrova sempre più spesso a essere circondato dall’eco assordante delle proprie convinzioni. Sono le cosiddette bolle sociali virtuali in cui il proprio punto di vista difficilmente si apre ad altri punti di vista. Una realtà che, però, non è immutabile. Negli ultimi due capitoli l’autore mostra quali possono essere gli strumenti per contrastare in rete i discorsi d’odio che accompagnano le pratiche e sottendono la diffusione delle diverse forme di razzismo. Sono indicati gli strumenti normativi e istituzionali per contrastare il fenomeno, ma il focus dell’analisi è incentrato soprattutto sul ruolo dell’educatore, sulla possibilità di pensare a interventi pedagogici capaci di recuperare tutta la propria dimensione morale, quella che possa permettere al bene di trionfare, come afferma uno degli adolescenti incontrati dall’autore durante la sua ricerca.
Una proposta educativa dunque che, come ci ricorda l'autore, non può non includere una implicazione morale, distinguere ciò che è bene da ciò che è male, una proposta educativa orientata ad una comunicazione innovativa e generativa che favorisca pratiche di riflessività in chi si rende partecipe o protagonista di discorsi d’odio a sfondo razzista, che problematizzi e metta in discussione ciò che è stato costruito come senso comune che legittima le nuove forme dei razzismi ed esclude chi, per un motivo o per un altro, in un dato momento storico, incarna una diversità stigmatizzata e connotata negativamente.
  







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