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venerdì 17 dicembre 2021

Intervista ad Avvenire: «Rom bulgari schiavizzati per la passata economica»

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«Quando una bottiglia di passata costa meno di un euro, possiamo essere certi che quei pomodori sono stati raccolti in queste campagne da braccianti trattati come schiavi». Antonio Ciniero, docente di sociologia delle migrazioni all’Università del Salento, conosce bene i ghetti in cui hanno perso la vita i due bambini rom bulgari. E quali sono le dinamiche economiche imposte dalle catene dei supermercati, che provocano lo sfruttamento brutale dei braccianti stranieri.

Quando ha scoperto i ghetti di questa etnìa di braccianti?
Durante le mie indagini sullo sfruttamento dei braccianti agricoli. Vengono per la stagione del raccolto, in baraccopoli nella Capitanata, la provincia di Foggia. A Borgo Mezzanone, frazione di Manfredonia, il maggior numero, lungo la pista dell’ex aeroporto militare dove sorgeva il Cara chiuso con la pandemia. In questi anni sono morti in incidenti analoghi altre cinque persone: un rom nel 2016, Ivan Miecoganuchev, nel 2018 Bakary Secka, nel 2019 Samara Saho, nel 2020 una ragazza nigeriana, a giugno di quest’anno Mohammed Ben Ali. Ora i due bambini.

Quanti sono in zona i braccianti?
Il picco di presenza è d’estate, circa 5 mila presenze, soprattutto africani. Fino al 2011 era la prima tappa del percorso dell’immigrazione irregolare, poi con la crisi economica del 2008 e l’instabilità in Nord Africa sono arrivati immigrati che avevano perso il posto nel Nord Est o nelle città, africani e comunitari

E i rom bulgari? Come sono arrivati nel foggiano?
A Borgo Mezzanone nel 2009 nasce il "Ghetto dei bulgari", rom della città di Sliven. All’inizio arrivano con una catena migratoria basata sul passaparola, poi con arrivi organizzati da bulgari in contatto con il caporalato. I pullman passano in Grecia e sbarcano a Bari e Brindisi. Parte si ferma nel foggiano, il resto va a Mondragone nel casertano, dove si accampano nei "palazzi Cirio" ghetti verticali fatiscenti. Famiglie che stanno da giugno a settembre per il pomodoro, poi tornano per riportare i figli a scuola e passare l’inverno coi soldi guadagnati. Chi non guadagna abbastanza resta per la raccolta di finocchi e altri ortaggi. D’inverno nelle baracche ci sono i più poveri tra i poveri.

Come mai questi incendi continui?
Anche a Stornara le baracche sono di legno, impermeabilizzate coi teli di plastica antigrandine delle vigne. Bombe incendiarie. Sono ghetti ignorati dalle istituzioni che se ne accorgono solo quando, regolarmente, si verificano queste tragedie. Gli unici interventi istituzionali sono stati gli sgomberi. Nel 2018 è stato eliminato il Ghetto dei bulgari, a Borgo Mezzanone, ma ai quasi mille risiedenti non è stata offerta nessuna alternativa. E si sono riformati micro-insediamenti in baracche o casolari abbandonati. Il sindaco di Stornara ha detto: «Abbiamo perso due bambini della nostra comunità». Ma se ne sono accorti solo adesso.

Quanto è invasiva l’azione del caporalato?
L’intermediazione riguarda ogni aspetto della vita dei braccianti. All’arriva in Italia vengono portati con furgoni nelle baraccopoli che devono risistemarsi. L’affitto mensile è di 60 euro, decurtato dalle paghe. Sono pagati a cottimo: mentre gli africani guadagnano 3 o 4 euro a cassone di pomodori da 300 chili, e ne riempiono una decina a giornata, i rom bulgari prendono meno di 2 euro a cassone, perché arrivano con le famiglie e facendo lavorare anche la moglie e i ragazzi, riescono a mettere insieme qualcosa, mentre gli africani sono uomini soli. I caporale prende 5 euro per il trasporto dalla baraccopoli, 3 euro per il panino e l’acqua, 2 euro per un’altra bottiglia. E nei ghetti isolati devono comprare il cibo dai caporali o da loro intermediari che pagano un pizzo. I prezzi di cibo e medicinali sono quadruplicati. Il lavoro che fanno è usurante e spesso abusano di antidolorifici. Ho visto vendere una bustina di Oki per 5 euro.

La criminalità organizzata ha un ruolo?
La Relazione annuale della Direzione Antimafia già nel 2017 segnalava segnali di cooperazione tra soggetti bulgari e sodalizi criminali italiani.

E la Grande distribuzione organizzata?
Nella provincia di Foggia è coltivato il 40% di tutto il pomodoro italiano. Siamo secondi solo agli Stati Uniti. Il ruolo della Grande distribuzione organizzata è centrale in questo sfruttamento, perché schiaccia anche le aziende, comprando il prodotto prima del raccolto e imponendo il prezzo. I produttori quindi possono tagliare solo sul "capitale variabile", cioè la forza lavoro. Che in questo caso rasenta il lavoro schiavile.


sabato 11 dicembre 2021

A proposito dell’inchiesta del tribunale di Foggia sull’ennesimo caso di caporalato "scoperto"

 



di Antonio Ciniero

Il lavoro agricolo, soprattutto quello stagionale, si situa al centro delle innumerevoli contraddizioni che caratterizzano la nostra epoca. In esso si sommano e radicalizzano dinamiche che investono oggi i mercati del lavoro e, più in generale, i sistemi produttivi dei paesi capitalistici avanzati. Tra le principali contraddizioni, ci sono quelle relative ai processi di precarizzazione della condizione lavorativa, con il conseguente depauperamento del potere contrattuale dei lavoratori  (specie della forza lavoro migrante); quelle relative alle ricadute socio-economiche delle politiche migratorie, con le quali - sia a livello internazionale che nazionale - si disciplinano i movimenti migratori; quelle relative ai processi di esclusione sociale, determinati dall’invisibilità agli occhi dell’opinione pubblica dei ghetti nei quali i lavoratori svolgono buona parte della loro vita; quelle innescate dalla peculiarità delle filiere produttive e dei processi distributivi dei prodotti agricoli. Tutte queste contraddizioni contribuiscono a fare del lavoro agricolo, soprattutto dopo la crisi economica del 2008, un settore di ripiego, nel quale trova occupazione, quasi esclusivamente, forza lavoro senza altra alternativa occupazionale. 

A queste, come ha messo in luce nuovamente l’ultima inchiesta del Tribunale di Foggia, si sommano quelle dei poteri tradizionali del notabilato locale, di chi può contare sull’arroganza del potere, un potere che, deve essere riconosciuto, inizia a scricchiolare anche grazie al lavoro della magistratura e di strumenti operativi che sempre più spesso si riescono ad avviare. Sono strumenti importanti, che nel nostro ordinamento sono stati introdotti grazie anche alle lotte dei lavoratori, come quella dei braccianti di Nardò che nel 2011, per primi, dopo lunghi anni, diedero vita ad uno sciopero memorabile. Sono state le lotte di quei lavoratori che hanno avuto il merito di riportare al centro del dibattito pubblico il tema dello sfruttamento lavorativo in agricoltura facilitato dal meccanismo del caporalato. 

Dopo quello sciopero tanta strada è stata fatta, ma tanta ne resta ancora da compiere. Se sul piano contrasto penale dello sfruttamento molto si è mosso (legge 199/2016), se sul piano degli interventi istituzionali tanto si sta facendo, sia a livello nazionale che regionale (l’adozione del Piano nazionale per il contrasto dello sfruttamento lavorativo e del caporalato, i programmi e le progettualità complesse per il superamento dello sfruttamento lavorativo e del caporalato in agricoltura, non casualmente l’inchiesta che porta oggi alla luce l’ennesimo caso di caporalato nel territorio foggiano è frutto dei controlli che nel territorio sono stati attivanti anche all’interno del programma Su.Pr.Eme Italia), sul piano della difesa e del potenziamento dei diritti dei lavoratori agricoli, come di tutti gli altri lavoratori, bisogna ancora lavorare molto… d’altro canto, il lavoro, i diritti dei lavoratori, e non solo dei lavoratori stagionali, sono oggetto di continuo attacco delle politiche neoliberiste da oltre un trentennio, emblema di una lotta di classe combattuta dall’alto, come ebbe a dire il compianto Luciano Gallino.

Quanto avviene nelle campagne foggiane, le condizioni di sfruttamento dei lavoratori e le commistioni tra i diversi poteri che condizionano il lavoro agricolo, e che questa inchiesta ha riportato nuovamente alla ribalta, non sono un retaggio del passato che resiste alla modernità che avanza, sono anzi tra gli esempi più emblematici di quello che gli studiosi chiamano da tempo “modello californiano della produzione agricola”: un modello di produzione dove innovazione tecnologia e forme di grave sfruttamento non solo convivono, ma si alimentano vicendevolmente. 

Se questo è lo scenario, non è difficile capire perché - come raccontato dalle centinaia di persone incontrate nel corso degli ultimi dieci anni - il lavoro agricolo stagionale sia divenuto sempre più una gabbia dalla quale è difficile uscire…




mercoledì 15 settembre 2021

Oltre il campo. convegno di presentazione del volume


Per la prima volta in Italia, amministratori pubblici si confrontano su quanto realizzato negli anni per favorire il superamento dei campi rom.


Il superamento delle baraccopoli, tema centrale dell'azione di advocacy dell'Associazione 21 luglio Onlus e obiettivo principale della Strategia nazionale di inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti è affrontato nello studio Oltre il campo (Edizioni Tau) presentato dalla Fondazione Migrantes e curato da un'equipe di ricercatori di Associazione 21 luglio coordinata da Antonio Ciniero dell'Università del Salento.


L'evento si inserisce all'interno di un contesto storico-politico di discontinuità rispetto al passato: nelle intenzioni di alcuni amministratori, 15 campi rom, in Italia, saranno superati nei prossimi 18 mesi.


Convegno nazionale organizzato in collaborazione con la Diocesi di Roma. Per vedere la registrazione del convegno, cliccare qui



lunedì 1 febbraio 2021

Presentazione Dossier Statistico Immigrazione 2020 (Università del Salento)

 

Presentazione del Dossier Statistico Immigrazione 2020, curato dal Centro Studi e Ricerche Idos, organizzata dai corsi di Laurea in Area Politologica e in Governance Euromediterranea delle Politiche Migratorie, in collaborazione con i Dipartimenti di Storia, Società e Studi sull’Uomo e di Scienze Giuridiche dell’Università del Salento organizzano. 29 gennaio 2021

https://youtu.be/BkQuBpenlJ0