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martedì 26 febbraio 2019

Arrivi/morti in Europa (gennaio – febbraio 2018/2019). Un tragico confronto


di Antonio Ciniero

Confrontando i dati sugli arrivi/decessi in Europa di quest’anno con quelli dello stesso periodo dell’anno scorso emerge che, in generale - in linea con quanto era accaduto l’anno scorso rispetto al 2017 - si continua a registrare il calo del numero degli arrivi. Se gli arrivi calano, non diminuisce però la probabilità di morire durante la traversata del Mediterraneo che anzi è aumentata di circa 10 volte. Se la probabilità di morire nel tentativo di raggiungere l’UE è una delle conseguenze della politica delle frontiere chiuse, avviata a livello europeo con l’adozione degli accordi Schengen, l’aumento di tale probabilità è invece una delle conseguenze della guerra dichiarata alle operazioni di salvataggio delle vite in mare. Una guerra avviata a livello europeo, prima, con gli attacchi alle operazioni di salvataggio della Marina Militare Italiana, in particolare all’operazione Mare Nostrum e proseguita poi con la guerra alle Ong,  un vero e proprio attacco alla solidarietà e al diritto/dovere di salvare vite in mare, iniziata dal Ministro Minniti e portata avanti, in piena continuità, dall’attuale inquilino del Viminale.

Nell’info grafica che segue (fonte UNHCR) ci sono i dati per il periodo che va dal 1 gennaio al 24 febbraio 2019
In tutto il Mediterraneo i morti sono stati 207, lungo la rotta del Mediterraneo centrale sono stati 144.



Lo scorso anno (2018), invece, in Europa, nello stesso lasso di tempo, ci sono stati (al 28 febbraio): 13.614 arrivi complessivi, di cui 10.556 via mare e 3.058 via terra[1].

In Spagna ci sono stati 3.700 arrivi, di cui 2502 via mare e 1.198 via terra;
In Grecia 3588 arrivi, di cui 2.770 via mare e 818 via terra.
In Italia 5.247 arrivi (solo via mare)
I morti in tutto il Mediterraneo sono stati 433, lungo la rotta del Mediterraneo centrale sono stati 324.

A livello europeo, quindi, aumentano gli arrivi via Spagna, restano pressoché costanti quelli via Grecia e calano molto quelli via Italia. A livello complessivo, gli arrivi calano di poco più di 3 mila persone, ma nonostante questo calo, aumenta di molto la probabilità di morie durante la traversata della rotta centrale del Mediterraneo, quella che conduce in Italia, la più pericolosa, quella che da sempre registra il maggior numero di decessi in tutto il mediterraneo.

Nel 2019, infatti, lungo la rotta del Mediterraneo centrale sono morte 144 persone e sono riuscite ad arrivare in vita sulle coste italiane solo 262 persone. I morti sono oltre la metà di coloro che sono arrivati in vita.

Nel 2018, lungo la rotta del Mediterraneo centrale erano invece morte 324 persone, ma erano riuscite ad arrivare 5.235 persone. I morti erano stati il 6% rispetto a coloro che erano riusciti ad arrivare. Una percentuale comunque alta, ma molto più bassa di quella di quest’anno.

La percentuale di coloro che trovano la morte lungo la traversata della rotta del Mediterraneo centrale (54%), confrontata con quella dello scorso anno, è cresciuta di quasi 10 volte. Fino ad oggi, è morta una persona ogni due che sono riuscite ad arrivare in vita. Una strage. Difficile trovare una parola diversa per descrivere quanto sta avvenendo nel generale disinteresse dei Paesi europei.






[1] L’elaborazione è basata sui dati IOM (https://migration.iom.int/europe?type=arrivals)

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