di Antonio Ciniero
Ieri l’Istituto Cattaneo ha diffuso un contributo molto
interessante su “l’immigrazione in Italia: tra realtà e percezione”.
La percezione degli adolescenti salentini era
tanto più distante dalla realtà quanto più le fonti informative sull’immigrazione
erano rappresentate dai mass media, in particolare dalla televisione. Quell’indagine
sottolineava un'altra cosa interessante, l’atteggiamento razzista degli
adolescenti diminuiva mammano che aumentava la conoscenza diretta del fenomeno,
detto in maniera brutale, erano meno razzisti coloro i quali avevano un/a
amico/a straniero rispetto a chi invece conosceva il fenomeno solo in forma
mediata dai mass-media.
Chi studia gli atteggiamenti percettivi rispetto
alle migrazioni sa bene che la percezione distorta del fenomeno migratorio non
è un fenomeno emerso negli ultimi mesi, non è quindi conseguenza dell’azione di
quel cialtrone di Salvini, il quale, facendo l’unica cosa che li riesce bene,
demagogia, si sta limitando ad utilizzare strumentalmente il tema delle
migrazioni per creare consenso attorno alla sua losca figura.
Se il discorso di Salvini oggi riesce a far
breccia con tanta semplicità nell’opinione pubblica è anche perché l‘opinione
pubblica è stata bersagliata per un trentennio da informazioni distorte sul
fenomeno migratorio che servivano a legittimare e giustificare l’adozione delle
politiche repressive e razziste che nel corso degli ultimi trent’anni sono
state attuate, tanto dai governi di centro sinistra, quanto da quelli di centro
destra, che in materia di politica migratoria solitamente non hanno fatto altro
che peggiorare gli aspetti negativi introdotti dal centro sinistra, si pensi
all’introduzione dei Centri di Permanenza Temporanea, giusto per citare un
esempio tra i più osceni.
Il problema, dunque, non è Salvini, è molto più
profondo. L’azione dell’attuale ministro degli interni e i suoi modi solo più
rozzi e più esplicitamente razzisti, riesce a giocare bene con i social e a
costruire realtà e narrazioni mediatiche funzionali ai suoi interessi,
narrazioni però che, come accaduto a Catania e ieri a Milano, prima o poi, si
scontrano con la società reale, quella che non si arrende e che riempie le
piazze per esigere il rispetto della Costituzione, dei diritti e della
democrazia.
Se vogliamo dare risposte democratiche ai temi che
pone il fenomeno migratorio abbiamo bisogno di andare nella direzione
esattamente opposta a quella seguita fin ora, a quella che Salvini sta
esasperando in negativo. Dobbiamo capovolgere radicalmente l’approccio securitario
che il nostro paese e l’Europa hanno avuto alle migrazioni e per far questo, la
conoscenza del fenomeno è un primo ed ineludibile passo per ogni politica che
voglia provare a dare risposte serie.
Abbiamo bisogno di una conoscenza scientifica del fenomeno,
capace di coniugare teoria e prassi, che nasca dal basso e si fondi su pratiche antirazziste.
Stiamo parlando di diritti, del presente e del futuro della democrazia, non si
può non prendere parte, chi si trincea dietro la presunta neutralità della
scienza e dello studioso, ha già preso una parte, quella del più forte, ma non
lo esplicita.