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mercoledì 25 settembre 2024

Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito…

 



di Antonio Ciniero

«È da ritenersi che i decreti flussi siano stati utilizzati come meccanismo per consentire l’accesso in Italia a persone che non ne avrebbero avuto diritto»

È la dichiarazione del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Alfredo Mantovano che campeggia da due giorni sui quotidiani italiani.
Spiace, ma non sorprende, che l’attuale esecutivo non sia in grado di andare oltre la mera propaganda!
Il problema centrale nella governance degli ingressi per motivi di lavoro sono proprio i decreti flussi così come sono strutturati dal 2002, quando, con la Legge 189 del 2002, si è previsto un meccanismo irrealistico e impraticabile: quello dell’incontro a livello internazionale tra domanda e offerta di lavoro. Non occorre aver letto le ricerche di Granovetter o la mole delle analisi accumulate nel corso degli ultimi vent’anni, per sapere che il lavoro si trova stando sul territorio, attraverso i legami sociali che le persone costruiscono. Il mercato del lavoro è “embeddedness”, radicato nelle relazioni sociali, come ha mostrato Karl Polanyi ne “La grande trasformazione”.

Tra l’altro, la denuncia che i decreti flussi rischiano di trasformassi in una “modalità regolare di ingressi clandestini”, ultima perla di chi oggi governa il Paese, non è suffragata dai dati, essendo chi presenta domande tramite il famigerato “click day”, nella maggiorparte dei casi, già sul territorio, costretto all’irregolarità proprio dai meccanismi strutturali della legge 189 del 2002, la cosiddetta Bossi-Fini.

Se si vuole fare in modo che i decreti flussi non producano più irregolarità non c’è che un modo, abolirli, abbandonare l’irrealistico presupposto dell’incontro tra domanda e lavoro a livello internazionale, introducendo modalità razionali e praticabili, come quella del permesso di soggiorno per ricerca di lavoro valido sull’intero territorio dell’UE, diversamente i flussi saranno condannati all’irregolarità come è avvenuto in tutti questi anni, deprivando di diritti le persone e facendo un gran regalo a chi da questa irregolarità ci guadagna: in primis, chi sfrutta il lavoro e chi sui “pericolosi clandestini” costruisce le sue fortune elettorali!


sabato 21 settembre 2024

Insicurezza, discriminazione e deprivazione dei diritti. In Italia va in onda sempre lo stesso copione




di Antonio Ciniero

Ritorna, puntuale come sempre, la discussione sull’allarme sicurezza, anche questa volta la fonte di insicurezza per milioni di italiani non è la precarizzazione della condizione lavorativa, la precarizzazione delle vite dei più giovani, costrette ad essere continuamente rimandate, per dirla con le parole di Luciano Gallino, non è la guerra, l’aggressione alla popolazione palestinese, la fonte di insicurezza  per gli italiani sarebbe rappresentata dalle “borseggiatrici” (declinato quasi sempre, guarda caso, al femminile…). 
Tutti nei dibatti pubblici (politici e massmediatici) sono d’accordo sul fatto che un problema sicurezza esiste, ma nessuno utilizza dati o fonti per avvalorare questa affermazione…, il fenomeno viene presentato come autoevidente, lapalissiano…, bisogna crederci sulla fiducia, perché lo sanno tutti che è così… 

Quando il dibattito pubblico viene declinato in questo modo, quando è concentrato su un inesistente problema sicurezza (come quello dei presunti borseggi) solo due cose sono certe che avverano nel giro di poco tempo: 

1) l’emanazione di interventi che in nome della sicurezza restringeranno i diritti e le libertà per tutti, basti vedere il testo del Ddl 1660 in discussione in parlamento sul tema, che arriva a prevedere la possibilità di rinchiudere in carcere anche bambini di un appena un anno e criminalizza ogni forma di conflitto sociale; 

2) la creazione di un capro espiatorio su cui scaricare odio, rabbia e frustrazione, questo in realtà è un processo già in atto, non sono pochi gli atti di discriminazione che nei casi più gravi sono divenuti vere e proprie aggressioni nei confronti di donne additate come “borseggiatrici”. È almeno da ottobre 2022, che trasmissioni di vario genere, che vanno dall’intrattenimento all’approfondimento giornalistico, dedicano ampio spazio a riproporre in modo allarmistico uno dei temi tipici in cui si esprime l’antiziganismo: il binomio “rom/sicurezza”, dedicando ampi spazi al tema delle “borseggiatrici rom”, come si legge nei titoli in sovraimpressione, giovani ragazze e addirittura bambine descritte come ladre seriali pronte a derubare e a tenere in scacco passeggeri e turisti della metro di Roma o Milano. Corollario del racconto mediatico, il fatto che resterebbero impunite proprio perché rom. Immagini televisive e discorsi online, la cui diffusione è amplificata dalle migliaia di condivisioni sui social-network, contribuiscono così a rinsaldare e diffondere, da un lato, un clima di paura, dall’altro discriminazione, in questo caso sottoforma di antiziganismo.  È un clima pericoloso e da non sottovalutare, una situazione simile a quella a cui stiamo assistendo si è già verificata nel 2008 e portò, addirittura, all’emanazione dello stato di emergenza con tutto quello che ne è conseguito sul piano della mortificazione dei diritti.