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mercoledì 29 agosto 2018

Immigrazione e Percezione della realtà. Perché abbiamo bisogno di una conoscenza scientifica e antirazzista

di Antonio Ciniero

Ieri l’Istituto Cattaneo ha diffuso un contributo molto interessante su “l’immigrazione in Italia: tra realtà e percezione”.
 Nel 2002, l’allora Osservatorio Provinciale sull’Immigrazione di Lecce condusse un’indagine sulla formazione del pregiudizio razzista tra gli adolescenti residenti nella provincia di Lecce, i risultatiti di quell’indagine – consultabili nel testo curato da Gigi Perrone “Transiti e Approdi. Studi ericerche sull’universo migratorio nel Salento”, Franco Angeli – sostanzialmente rilevano la stessa distanza tra dati reali e percezione del fenomeno che oggi rileva l’Istituto Cattaneo.  
La percezione degli adolescenti salentini era tanto più distante dalla realtà quanto più le fonti informative sull’immigrazione erano rappresentate dai mass media, in particolare dalla televisione. Quell’indagine sottolineava un'altra cosa interessante, l’atteggiamento razzista degli adolescenti diminuiva mammano che aumentava la conoscenza diretta del fenomeno, detto in maniera brutale, erano meno razzisti coloro i quali avevano un/a amico/a straniero rispetto a chi invece conosceva il fenomeno solo in forma mediata dai mass-media.

Chi studia gli atteggiamenti percettivi rispetto alle migrazioni sa bene che la percezione distorta del fenomeno migratorio non è un fenomeno emerso negli ultimi mesi, non è quindi conseguenza dell’azione di quel cialtrone di Salvini, il quale, facendo l’unica cosa che li riesce bene, demagogia, si sta limitando ad utilizzare strumentalmente il tema delle migrazioni per creare consenso attorno alla sua losca figura.
Se il discorso di Salvini oggi riesce a far breccia con tanta semplicità nell’opinione pubblica è anche perché l‘opinione pubblica è stata bersagliata per un trentennio da informazioni distorte sul fenomeno migratorio che servivano a legittimare e giustificare l’adozione delle politiche repressive e razziste che nel corso degli ultimi trent’anni sono state attuate, tanto dai governi di centro sinistra, quanto da quelli di centro destra, che in materia di politica migratoria solitamente non hanno fatto altro che peggiorare gli aspetti negativi introdotti dal centro sinistra, si pensi all’introduzione dei Centri di Permanenza Temporanea, giusto per citare un esempio tra i più osceni.

Il problema, dunque, non è Salvini, è molto più profondo. L’azione dell’attuale ministro degli interni e i suoi modi solo più rozzi e più esplicitamente razzisti, riesce a giocare bene con i social e a costruire realtà e narrazioni mediatiche funzionali ai suoi interessi, narrazioni però che, come accaduto a Catania e ieri a Milano, prima o poi, si scontrano con la società reale, quella che non si arrende e che riempie le piazze per esigere il rispetto della Costituzione, dei diritti e della democrazia.

Se vogliamo dare risposte democratiche ai temi che pone il fenomeno migratorio abbiamo bisogno di andare nella direzione esattamente opposta a quella seguita fin ora, a quella che Salvini sta esasperando in negativo. Dobbiamo capovolgere radicalmente l’approccio securitario che il nostro paese e l’Europa hanno avuto alle migrazioni e per far questo, la conoscenza del fenomeno è un primo ed ineludibile passo per ogni politica che voglia provare a dare risposte serie.

Abbiamo bisogno di una conoscenza scientifica del fenomeno, capace di coniugare teoria e prassi, che nasca dal basso e si fondi su pratiche antirazziste. Stiamo parlando di diritti, del presente e del futuro della democrazia, non si può non prendere parte, chi si trincea dietro la presunta neutralità della scienza e dello studioso, ha già preso una parte, quella del più forte, ma non lo esplicita.   


lunedì 30 luglio 2018

Rimediare ai disastri? Alcune cifre svincolate dalla propaganda







di Antonio Ciniero

Ministro, i dati ci dicono che l’unico disastro è rappresentato dalle persone che state condannando a morie e dalle persone che state condannando a immani violenze nei lager libici, ed è un disastro in drammatica continuità con chi l‘ha preceduta!  


Arrivi in Italia 1 gennaio - 31 luglio 2017: 94.448;*
Morti/dispersi1 gennaio - 31 luglio 2017: 1.955, il 2,06% di chi ha tentato di arrivare in Europa via Libia*


Arrivi in Italia periodo 1 gennaio -27 luglio 2018: 18.314;*
Morti/dispersi 1 gennaio -25 luglio 2018: 1.111, il 6,12% di chi ha tentato di arrivare in Europa via Libia*


Le uniche cose che confermano i dati sono:
Ø  L’aumento della pericolosità della rotta Libia-Italia, con conseguente aumento dei morti/dispersi in mare di oltre il 4% rispetto all’anno precedente.
Ø  Diminuzione degli ingressi in Europa via Italia e aumento degli ingressi in Europa via Spagna e Grecia.

La diminuzione degli ingressi in Europa attraverso l’Italia - che sta tanto a cuore all’attuale ministro dell’Interno, come stava a cuore al suo predecessore - si deve a due fattori:

Ø  Gli accordi siglati tra il nostro governo e il governo libico di Fayez al-Sarraj al quale si è deciso di subappaltare il lavoro sporco, fatto di violazione di diritti umani, torture, incarcerazioni abusive e violenze di ogni genere. Facendo finta di non sapere quello che avviene in Libia (come ha fatto Minniti) o addirittura arrivando a negare questo stato di fatto come ha fatto il ministro Salvini durante la sua visita in Libia.  
Ø  L’apertura di nuove rotte, come è sempre avvenuto nella storia delle migrazioni dirette in Europa ogni qual volta che i paesi di destinazione hanno tentato di chiudere le frontiere. È una dinamica nota almeno dal 1973.


Dietro la diminuzione degli sbarchi si consuma un eccidio che pesa come un macigno sui paesi europei e sulla nostra coscienza.

Di fronte a ciò, l’unica possibilità che i paesi europei hanno di rispondere in maniera democratica è quella di prevedere canali di ingresso regolari e di riportare al centro del dibattito politico internazionale il tema del diritto alla mobilità.

Tutti i paesi dell’UE hanno sottoscritto la Convenzione Internazionale dei Diritti dell’Uomo che al primo comma dell’art. 13 prevede che “Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato”, è ora che la rispettino!   


*Fonte dati arrivi in Italia: Cruscotto statistico Ministero dell’Interno; Fonte dati morti/dispersi: mia elaborazione su dati IOM (missingmigrants.iom.in)

domenica 15 luglio 2018

Un breve commento agli ultimi dati IOM sugli arrivi/morti in Europa






di Antonio Ciniero


Secondo i dati IOM aggiornati allo scorso 8 luglio, in Europa sono giunti via mare 47637 persone e ne sono morte 1422, il 3% circa. Nel dettaglio:
·      In Italia, su 16933 arrivi sono morte lungo il tragitto 1083 persone, il 6,38% di chi è arrivato;
·      In Spagna, su 16295 arrivi sono morte 294 persone, l’1,8% di chi è arrivato;
·      In Grecia, su 14119 arrivi sono morte 47 persone, lo 0,33% di chi è arrivato.

Questi dati confermano, sostanzialmente, due dinamiche note e assodate da anni negli studi in materia:

1) La politica di chiusura delle frontiere non incide sulla riduzione dei flussi ma, al massimo, su un riorientamento dei flussi, basta comparare i dati degli ingressi in Spagna e in Grecia di luglio 2018 con quelli degli ingressi complessivi nel 2017 negli stessi paesi per rendersene conto.

2) la rotta del mediterraneo centrale continua ad essere la più pericolosa, i morti che si contano su questa rotta sono il 76,16% di tutti i morti fin ora accertati quest'anno tra chi ha tentato di raggiungere l’Europa via mare, e questo numero sarà destinato ad aumentare: a) se si continua ad impedire le operazioni di salvataggio; b) se si continuerà a non prevedere canali di ingresso regolari!

Rispetto allo specifico caso italiano, dove oramai l’immigrazione sembra essere diventato il problema per eccellenza del paese - quantomeno a giudicare dallo spazio che al tema viene dedicato dal discorso pubblico - si tenga presente che dei quasi 17 mila cittadini stranieri ad oggi arrivati in Italia, quasi 13 mila sono stati ricollocati in altri paesi europei (Fonte: ministero degli interni) al netto, dei 17 mila arrivati sono rimasti nel nostro sistema di accoglienza meno di 4 mila persone!
Una cifra ridicola per un paese di 60 milioni di abitanti, sono lo 0,006% della popolazione residente in Italia!

Nessuna emergenza dunque, solo squallida propaganda con costi umani altissimi, costruita ad arte, basata sul nulla se non sulla frustrazione e il malessere di larghe fasce di popolazioni alle quali si preferisce dare in pasto un facile capro espiatorio anziché politiche serie capaci di rispondere ai problemi sociali che attanagliano questo paese.