foto: Ilaria Papa |
di Antonio Ciniero
Cosa
fa un’istituzione di un paese democratico quando centinaia di braccianti,
uomini e donne, sono costretti a vivere in condizione di estrema vulnerabilità?
Cosa
fa un’istituzione di un paese democratico quando uomini e donne sono sfruttati
in condizioni inumane sui campi agricoli per raccogliere i prodotti che
verranno consumati sulle tavole di mezza Europa e faranno crescere il PIL
dell’agricoltura italiana?
Cosa
fa un’istituzione di un paese democratico quando una madre e un padre sono
costretti a portare con sé il/la proprio/a figlio/a in un baraccopoli insalubre
pur di garantirli un tozzo di pane?
Semplice,
per decenni finge di ignorare il tutto e poi, coerentemente, finge di
affrontare la questione tirando fuori la sempre inutile soluzione
“emergenziale”!
Questo
è quanto ad oggi sembra stia per fare il Comune di Foggia con il cosiddetto
ghetto bulgaro. In questi giorni il Comune - in realtà ci aveva già provato
qualche mese fa, ma invano - sta riproponendo lo stesso atteggiamento
demagogico che hanno adottato nel corso degli anni la gran parte delle amministrazioni
locali italiane quando si sono trovate di fronte alla necessità di prendere
provvedimenti per affrontare emergenze sociali (soprattutto se queste emergenze
sociali riguardavano le condizioni di vita di cittadini rom in condizione di
grave esclusione sociale e di estrema povertà).
Anziché
attrezzarsi, per tempo e di concerto con gli altri attori istituzionali e non,
per dare risposte solidali si preferisce seguire la via più breve, quella che criminalizza
la povertà e l’esclusione sociale. Quella che cerca di trasformare, in maniera
subdola, le vittime in carnefici.
Quando
questo processo è confezionato per bene, può essere dato in pasto ai media e si
può emanare una bella ordinanza di sgombero, tonto inutile quanto dannosa.
Se anche il
comune di Foggia questa volta riuscisse a portare a termine lo sgombero, non
serve certo la palla di cristallo per sapere che l’azione non avrà alcuna
efficacia. A pagare il prezzo più alto, come al solito, saranno i più deboli:
il ghetto continuerà ad esistere, al massimo si sposterà solo di qualche metro,
i braccianti continueranno ad essere sfruttati, i diritti umani continueranno
ad essere sospesi. Poi, l’anno prossimo, si comincerà nuovamente daccapo, con
la stessa ipocrisia che in Italia accompagna queste operazioni da oltre trent’anni…
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